Il mondo poetico di Nosside e il codice dell’Odissea Italica
Nel libro quarto dell’opera intitolata “Il mistero rivelato – Nosside di Locri, la sublime poetessa dell’Odissea italica” viene approfondita la personalità poetessa Nosside da un punto di vista letterario, analizzando i versi dei suoi epigrammi e mettendo in relazione la sua produzione letteraria con quella di altri autori del passato. Riprendendo la tradizione della scuola letteraria e musicale di Locri Epizefiri, vengono evidenziate le connessioni culturali con il sommo poeta Stesicoro.
Alcuni frammenti delle opere di Nosside, di Saffo, di Stesicoro e di altri autori antichi vengono messi a confronto con i versi dell’Odissea per evidenziarne i possibili contatti.
Sulla base dei contenuti dell’Odissea che indicano un superamento della tirannia e un’apertura alla democrazia assembleare, per la nuova concezione delle divinità e il ridimensionamento degli dei dell’Olimpo, per la novità dei temi trattati e la considerevole apertura al mondo femminile, si sottolineano le differenze con il testo dell’Iliade. La deduzione da trarre è che si tratti di un poema di alcuni secoli successivo. Ad avviso dell’autore, si tratterebbe di un’opera successiva al periodo in cui ad Atene, ai tempi di Pisistrato, si intensificò l’attività di trascrizione delle versione più antiche dei poemi omerici e si diffusero anche le cosiddette versioni “personali” dei poemi per iniziativa di singoli poeti desiderosi di emulare i grandi cantori del passato.
Nel quarto libro vengono inoltre ricordati gli studi del professor Franco Mosino, il quale ha saputo mettere in luce la prestigiosa tradizione culturale delle antiche colonie greche esistenti nel territorio di Reggio Calabria.
La ricerca indaga anche sul codice in lingua greca dell’Odissea e si mettono in risalto gli stretti legami tra il monaco calabrese Leonzio Pilato con Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. E si elogiano gli studi del professor Agostino Pertusi, il quale ha scoperto che fu proprio il monaco calabrese a tradurre l’Odissea dal greco al latino su commissione di Petrarca e Boccaccio.
Leonzio Pilato e il suo maestro Barlaam erano due monaci basiliani che provenivano dai comuni Seminara e Gerace: quest’ultima era la località in cui i cittadini locresi si trasferirono a causa delle ripetute distruzioni di Locri Epizefiri.
Nel finale del libro, viene suggerito un nuovo filone di indagine che potrebbe creare un sottile filo culturale capace di collegare la fase letteraria delle colonie della Magna Grecia nel IV secolo a.C. con la fase medievale di traduzione del testo omerico dell’Odissea, per arrivare fino ai nostri giorni.
Nella sua interezza, l’opera suddivisa in quattro libri propone dunque uno scenario innovativo che concentra nella Magna Grecia, e in particolare nella città di Locri Epizefiri, il luogo in cui venne proseguita la prestigiosa tradizione epica, producendo capolavori di altissimo livello culturale e tra questi, probabilmente, il testo dell’Odissea da noi conosciuto, una versione scritta più recente del capolavoro omerico, un’opera sublime capace di influenzare la storia della letteratura occidentale.